Meditazioni di Pasqua 2019

21 aprile 2019 – Domenica di Pasqua: Risurrezione del Signore (vespero)

Liturgia della Parola: 1lettura: At 10,34.37- 43 – Salmo responsoriale: Sal 117 – 2lettura: 1Cor 5,6-8 – Vangelo: Lc 24,13-35.

Dal Vangelo secondo Luca

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana,] due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.

Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».

Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.

Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».

Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Parola del Signore

Omelia

I due discepoli di Emmaus sono delusi di Gesù perché è morto sulla croce. Hanno creduto che Gesù fosse il Cristo, preannunciato dalle Scritture, e speravano che avrebbe liberato Israele. Ma vedendolo morire sulla croce, perdono ogni speranza. Non si rendono conto che Gesù ha liberato Israele proprio morendo sulla croce. Gesù risorto appare loro sotto le sembianze di un viandante che sta facendo la loro stessa strada. Dopo aver attaccato a parlare con loro, Gesù spiega che tutto quello che era capitato a Gesù di Nazaret era stato predetto dalle Scritture riguardo al Cristo. Le Scritture sono la chiave di lettura degli avvenimenti di Gesù, perché sono la parola di Dio. Solo la parola di Dio ci fa capire l’agire di Dio nella storia di ieri e di oggi. La parola di Dio ci apre gli occhi perché riconosciamo il Figlio suo presente nella nostra vita. Infatti, dopo che il misterioso viandante spiega loro le Scritture, si aprono gli occhi dei due discepoli e riconoscono che è Gesù. I loro occhi si aprono mentre Gesù dà inizio alla cena, per farci capire che è presente in mezzo a noi quando celebriamo la santa messa che ci ha comandato di celebrare in sua memoria.

Quanti di noi abbiamo gli occhi chiusi e non riusciamo a riconoscere Gesù che cammina con noi! Quanti di noi pensiamo che il Signore non ci ha aiutato, perché altrimenti non ci sarebbe capitata quella difficoltà, e non ci rendiamo conto che proprio quella difficoltà è in realtà l’aiuto del Signore! I discepoli erano delusi della croce di Gesù, perché si aspettavano la liberazione di Israele e non si rendevano conto che il Signore aveva liberato Israele proprio morendo sulla croce. I pensieri del Signore non sono i nostri pensieri, per questo abbiamo bisogno di una conversione radicale che possiamo sperimentare se ci nutriamo quotidianamente delle Scritture. Sono le Scritture che ci aprono gli occhi con la luce della fede e ci assicurano che Gesù è risorto, ed è presente quando ci raduniamo nel suo nome per celebrare la messa. Ma cammina anche con noi ogni giorno sino alla fine del mondo.

La prima lettura riporta un esempio di come i primi discepoli rendevano testimonianza a Gesù risorto. Pietro fa un breve riassunto della vita di Gesù per concentrarsi a parlare della sua morte e risurrezione. Con la risurrezione Dio ha costituito Gesù Cristo salvatore e giudice. La salvezza e il giudizio si escludono a vicenda, perché se c’è la salvezza non c’è il giudizio, se c’è il giudizio non c’è la salvezza. Come dice Gesù a Nicodemo, chiunque crede in lui ottiene la salvezza e non va incontro al giudizio. Al contrario chi non crede è già stato condannato, perché rifiuta l’unico salvatore e l’unica salvezza possibile. E’ chiaro che ancora non c’è nulla di definitivo su questa terra fino al giorno della morte di ciascuno di noi. Quando il Signore verrà nella gloria, allora la salvezza e la condanna saranno definitive per coloro che rispettivamente hanno creduto oppure non hanno creduto in lui. A tal proposito il Salmo parla della pietra scartata dai costruttori che è diventata la pietra d’angolo. Questa pietra è Gesù Cristo. I costruttori che lo scartano, non rendendosi conto che è la pietra angolare, sono gli uomini che non credono. Hanno scartato Gesù Cristo perché lo reputano debolezza e stoltezza e invece è potenza e sapienza di Dio. Edificano la vita, la famiglia, la società senza Gesù Cristo, e si affaticano invano. Noi al contrario siamo qui perché crediamo che Gesù è la pietra d’angolo e la roccia, su cui dobbiamo costruire la nostra vita. Crediamo che Gesù è l’agnello immolato che toglie il peccato del mondo. E siamo qui per nutrirci di lui. L’apostolo, nella seconda lettura, ci dice come dobbiamo accostarci alla santa comunione. Come gli ebrei si potevano nutrire dell’agnello pasquale solo con pane azzimo, così noi possiamo nutrirci di Gesù Cristo presente nell’eucaristia solo con azzimi di santità. Se abbiamo ceduto al peccato, dobbiamo prima passare per il sacramento della confessione. Dobbiamo riconoscere e condannare il peccato, perché se non lo condanniamo o addirittura lo giustifichiamo è praticamente impossibile convertirci.

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21 aprile 2019 – Domenica di Pasqua: Risurrezione del Signore

Liturgia della Parola: 1lettura: At 10,34.37- 43 – Salmo responsoriale: Sal 117 – 2lettura: 1Cor 5,6-8 – Vangelo: Gv 20,1-9.

Dal Vangelo secondo Giovanni



Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.



Parola del Signore

Omelia

Il discepolo che Gesù amava è il discepolo modello. Infatti, quando al momento dell’arresto di Gesù tutti gli altri discepoli scappano, solo lui ha il coraggio di seguire Gesù nel sinedrio e fino al Calvario. Lo troviamo ai piedi della croce insieme con Maria, la madre di Gesù. E lì riceve il comando di Gesù di accogliere Maria come sua madre, madre di tutti i discepoli.

Dinanzi alla tomba vuota, Maria di Magdala pensa che il corpo di Gesù sia stato trafugato, Pietro non sa cosa pensare, il discepolo che Gesù amava invece vide e credette. Ha creduto che Gesù era risorto dai morti. Anche se tenne la cosa per sé e non la comunicò a Pietro e agli altri.

E’ sempre il discepolo amato il quale riconoscerà Gesù risorto quando apparirà ai discepoli lungo la riva del mare di Galilea, dicendo agli altri: «E’ il Signore!».

Se i discepoli avessero compreso quello che le Scritture dicevano riguardo al Cristo, avrebbero dovuto credere alla risurrezione da subito. Infatti avevano riconosciuto che Gesù era il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Quindi dovevano attendersi la sua risurrezione dopo la morte di croce. Anche perché Gesù stesso nel predire la sua morte di croce, aveva predetto insieme la sua risurrezione. Invece hanno avuto bisogno di constatare non solo la tomba vuota ma lo stesso Gesù risorto in carne e ossa. Ecco perché Gesù proclamerà beati quelli che avrebbero creduto senza vedere. La fede autentica è quella senza prove sensibili, che si fida solo della parola di Dio.

D’altra parte poiché la risurrezione dai morti è un fatto unico nella storia, è anche comprensibile la difficoltà dei discepoli a credere. Dio ha voluto così che la nostra fede nella risurrezione del Figlio si fondasse non solo sulla sua parola ma anche sulla testimonianza dei discepoli che hanno avuto modo di vederlo risorto.

La prima lettura riporta un esempio di questa testimonianza. Pietro fa un breve riassunto della vita di Gesù per concentrarsi a parlare della sua morte e risurrezione.

Con la risurrezione Dio ha costituito Gesù Cristo salvatore e giudice. La salvezza e il giudizio si escludono a vicenda, perché se c’è la salvezza non c’è il giudizio, se c’è il giudizio non c’è la salvezza. Come dice Gesù a Nicodemo, chiunque crede in lui ottiene la salvezza e non va incontro al giudizio. Al contrario chi non crede è già stato condannato, perché rifiuta l’unico salvatore e l’unica salvezza possibile. E’ chiaro che ancora non c’è nulla di definitivo su questa terra fino al giorno della morte di ciascuno di noi. Quando il Signore verrà nella gloria, allora la salvezza e la condanna saranno definitive per coloro che rispettivamente hanno creduto oppure non hanno creduto in lui. A tal proposito il Salmo parla della pietra scartata dai costruttori che è diventata la pietra d’angolo. Questa pietra è Gesù Cristo. I costruttori che lo scartano, non rendendosi conto che è la pietra angolare, sono gli uomini che non credono. Hanno scartato Gesù Cristo perché lo reputano debolezza e stoltezza e invece è potenza e sapienza di Dio. Edificano la vita, la famiglia, la società senza Gesù Cristo, e si affaticano invano. Noi al contrario siamo qui perché crediamo che Gesù è la pietra d’angolo e la roccia, su cui dobbiamo costruire la nostra vita. Crediamo che Gesù è l’agnello immolato che toglie il peccato del mondo. E siamo qui per nutrirci di lui. L’apostolo, nella seconda lettura, ci dice come dobbiamo accostarci alla santa comunione. Come gli ebrei si potevano nutrire dell’agnello pasquale solo con pane azzimo, così noi possiamo nutrirci di Gesù Cristo presente nell’eucaristia solo con azzimi di santità. Se abbiamo ceduto al peccato, dobbiamo prima passare per il sacramento della confessione. Dobbiamo riconoscere e condannare il peccato, perché se non lo condanniamo o addirittura lo giustifichiamo è praticamente impossibile convertirci.