Meditazione Corpus Domini 2019

23 giugno 2019 – Solennità del Corpus Domini C

Liturgia della Parola: 1lettura: Gen 14,18-20- Salmo responsoriale: Sal 109 – 2lettura: 1Cor 11,23-26 – Vangelo: Lc 9,11-17.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Parola del Signore

Omelia

Abbiamo ascoltato che Gesù moltiplica i pani e i pesci per sfamare la folla, e lascia ai discepoli il comando di celebrare la santa messa dove potranno nutrirsi del suo corpo e del suo sangue. Gesù dunque si preoccupa di nutrire la gente con il cibo che mangiamo ogni giorno a tavola, e di nutrire i discepoli che hanno creduto in lui con la santa Eucaristia, che dà la vita eterna.

Gesù continua ancora oggi a preoccuparsi di tutti gli uomini, affinché a nessuno manchi il cibo a tavola, e affinché tutti possano conoscerlo e nutrirsi di lui nella santa messa. Infatti per nutrirsi di Gesù bisogna prima credere che lui è il Figlio di Dio.

Riflettiamo attentamente su come Gesù si prende cura di voi che oggi siete qui per nutrirvi per la prima volta del suo corpo e del suo sangue. Gesù vi procura il cibo attraverso mamma e papà, dando loro la salute perché possano lavorare e il lavoro perché possano guadagnare i soldi per comprare il cibo. Gesù vi procura la santa eucaristia, che è il suo corpo e il suo sangue, mediante il sacerdote che la prepara a nome suo. Gesù si comporta con noi come un familiare, perché chi è che si preoccupa se abbiamo mangiato o meno se non un nostro familiare? E chi è ci ama così tanto da donare tutto sé stesso?

Allora comprendiamo perché Gesù non può seguire il consiglio dei discepoli che gli dicono: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo». I discepoli suggeriscono a Gesù di trattare la gente come si trattano gli estranei, invece Gesù è venuto a farsi nostro fratello e compagno di viaggio sulla terra.

Ora come ha fatto Gesù dobbiamo fare anche noi verso gli altri. Per noi cristiani non ci sono estranei, e chiunque è nel bisogno è un nostro fratello. E non dobbiamo avere paura se quello che abbiamo non è sufficiente per aiutare gli altri. Gesù con cinque pani e due pesci ha sfamato cinquemila uomini. Se sapremo condividere il nostro poco, interverrà ancora una volta Gesù perché basti sia a noi e sia a quelli con cui lo condividiamo. In linea di principio siamo d’accordo con quello che fa Gesù, ma all’atto pratico abbiamo paura a condividere le nostre cose e ci risulta difficile imitarlo. Gesù allora ci ha lasciato la santa messa, con il comando: «Fate questo in memoria di me». Con queste parole Gesù ci vuole dire tre cose.

Innanzitutto che dobbiamo celebrare la messa come memoria della sua pasqua di morte e risurrezione. La messa non è una memoria come le altre. Quando ricordiamo un fatto avvenuto mesi fa, il ricordo è vivo nella nostra mente, ma il fatto è ormai passato. Invece quando celebriamo la messa e ricordiamo Gesù che è morto e risorto per noi, Gesù è veramente presente in mezzo a noi.

Con il suo comando Gesù poi dice che dobbiamo nutrirci del suo corpo e del suo sangue perché diventiamo simili a lui. Se io mangio pane e prosciutto, non divento prosciutto, ma il prosciutto diventa me, nel senso che alimenta la mia vita biologica. Invece quando mi nutro del corpo e sangue di Gesù, è Gesù che mi assimila a sé e mi fa diventare come lui.

Infine con il suo comando Gesù vuole dire che dobbiamo fare come lui, che ha amato sempre tutti, anche i nemici, facendosi carico dei loro bisogni fino a dare la vita. A furia di nutrirci dell’eucaristia, saremo assimilati a Gesù, impareremo ad amare come lui e così vivremo come figli di Dio, di cui Dio Padre possa compiacersi.