Meditazione Tutti i Santi 2020

1 novembre 2020 – Solennità di Tutti i Santi

Liturgia della Parola: 1lettura: Ap 7,2-4.9-14 – Salmo responsoriale: Sal 23 – 2lettura: 1Gv  3,1-3 – Vangelo: Mt 5,1-12.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Parola del Signore

Omelia
In questo giorno facciamo memoria di tutti i santi, sia di quelli conosciuti, come san Francesco di Paola o Santa Rita, sia di quelli sconosciuti e noti solo a Dio. Pensando ai santi del paradiso ci ricordiamo che tutti noi siamo chiamati ad essere santi, cioè a somigliare a Dio. Infatti Dio già nell’AT aveva detto al suo popolo Israele: «Voi sarete santi perché io il Signore vostro Dio sono santo». Gesù che ci rivela il volto di Dio nella sua umanità, facendo eco al comando espresso nell’AT, ha detto ai suoi discepoli: «Come io vi ho amati, così amatevi anche voi gli uni gli altri». La santità infatti consiste nell’amore perfetto come quello che Gesù ci ha insegnato con la sua vita e le sue parole. Ora la santità è innanzitutto opera di Dio che ci vuole rendere simili a sé stesso. Nella prima lettura si dice dei santi che sono 144.000 segnati con il sigillo del Dio vivente e hanno lavato le loro vesti rendendole candide con il sangue dell’Agnello. Con il sigillo e il sangue si allude alla morte e risurrezione di Gesù e ai sacramenti. La santità è frutto della pasqua di Gesù, il quale con la morte ci purifica dai peccati e con la risurrezione ci fa dono dello Spirito Santo. Dio opera in noi la santificazione frutto della pasqua di Gesù mediante i sacramenti del battesimo e dell’eucaristia. La santità richiede la nostra collaborazione all’opera di Dio, accostandoci ai sacramenti dove veniamo purificati e riceviamo in dono lo Spirito Santo. Ma richiede anche un impegno ascetico da parte nostra, nel senso che fuggiamo il male, e contrastiamo le nostre cattive abitudini e le passioni dei vizi capitali. Nella seconda lettura l’apostolo Giovanni diceva: «Chiunque ha questa speranza in lui, purifica sé stesso, come egli è puro». L’atteggiamento di fondo perché Dio possa operare in noi e noi possiamo corrispondere a lui è la povertà di spirito, di cui parla Gesù nel vangelo: «Beati i poveri in spirito,perché di essi è il regno dei cieli». Nell’AT si parla spesso dei poveri del Signore, soprattutto nei salmi. I poveri di spirito sono quelli che cercano Dio, che si sentono bisognosi di lui, che si fidano di lui, e soprattutto sono disponibili a lui. Solo la povertà di spirito permette a Dio di operare nella nostra vita e ci porta a corrispondere a lui accostandoci ai sacramenti, fuggendo il peccato e operando il bene. Anzi la stessa povertà di spirito è il segno che Dio sta operando in noi. Quando Dio opera nella nostra vita ci assimila al Figlio suo Gesù, che è la sua immagine visibile, rendendoci tristi per i nostri peccati e per quelli degli altri, benevoli verso il prossimo, affamati e assetati della sua volontà, misericordiosi perché perdoniamo le offese e ci impegniamo ad aiutare chi è nel bisogno, puri di cuore perché ci presentiamo senza doppiezze, impegnati a diffondere la pace ovvero la salvezza di Dio tra gli uomini. Sono gli atteggiamenti delle beatitudini a cui dobbiamo guardare come a uno specchio per verificare a che punto siamo del cammino verso l’amore perfetto, verso la santità. Alla santità corrisponde la gioia promessa da Gesù, nel senso che più diventiamo santi e più amiamo come lui, più sperimentiamo la gioia. Questa gioia sarà felicità perfetta solo quando raggiungeremo la moltitudine immensa della visione dell’Apocalisse: «Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani». Intanto in questo pellegrinaggio terreno la nostra gioia è come quella della partoriente essendo mista a sofferenze di ogni sorta. Se le sapremo vivere uniti a Gesù Cristo ci faranno partecipare con l’esperienza della vita alla sua passione e ci prepareranno a partecipare alla sua gloria, dove da Dio saremo consolati, saremo saziati, troveremo misericordia, lo vedremo come egli è e avremo gioia piena per sempre.