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12 marzo 2023 – III domenica di quaresima A
Liturgia della Parola: 1Lettura: Es 17,3-7 — Salmo responsoriale: Sal 94 – 2Lettura: Rm 5,1-2.5-8— Vangelo: Gv 4,5-42.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Parola del Signore.
Omelia
Gesù incomincia a parlare con la Samaritana chiedendole da bere: Dammi da bere. Si presenta come assetato, ma poi notiamo che nel seguito del dialogo non parla più della sua sete, bensì dell’acqua viva che egli possiede e insinua che l’assetato non è lui ma la donna: Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno.
Dobbiamo dunque comprendere che cos’è l’acqua viva di cui parla Gesù che non appartiene a questa creazione, infatti è capace di dare la vita eterna: L’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna.
L’acqua viva, come dice Gesù, è il dono di Dio agli uomini. Nel dialogo con Nicodemo Gesù aveva detto: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito. Dunque l’acqua viva è Gesù stesso, il Figlio di Dio, che viene a rivelare il volto del Padre. Ma da Gesù apprendiamo in un’altra occasione che il dono di Dio è anche lo Spirito Santo. L’evangelista racconta che nell’ultimo giorno della festa delle Capanne Gesù gridò: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato. Allora comprendiamo che l’acqua viva che zampilla per la vita eterna è Dio stesso che si dona a noi in Gesù e nello Spirito Santo.
Per bere di quest’acqua viva di cui parla Gesù bisogna adorare Dio in Spirito e Verità. Bisogna accogliere con fede Gesù, che è la verità di Dio, la rivelazione di Dio. E poi chi crede in Gesù riceve lo Spirito Santo. L’adorazione in Spirito e Verità si realizza vivendo in comunione con Dio per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo. Questa comunione con Dio appaga il desiderio di fondo della nostra esistenza. Fino a quando non ci dissetiamo di Dio, possiamo soddisfare tutti i desideri che nascono in noi, ci sarà sempre nel fondo della nostra anima un’insoddisfazione. Sant’Agostino che aveva vissuto a lungo lontano da Dio, dopo la conversione gli dice: Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te.
Dissetandoci di Dio, troviamo appagamento, e siamo salvati, perché trovano risposta i nostri desideri esistenziali, di verità, di libertà, di amore, di vita. Gesù ci dona la verità non solo perché ci fa conoscere il volto di Dio ma anche perché ci fa conoscere il progetto di Dio su di noi, e quindi il senso e lo scopo della nostra vita. Gesù ci dona la libertà perché ci libera dalla radice di ogni altra schiavitù, quella del demonio, del peccato e della morte. Gesù ci dona l’amore di Dio di cui abbiamo bisogno, perché ogni altro amore umano è limitato e imperfetto. Gesù ci dona la vita che non avrà mai fine, perché ci rende partecipi della vita di Dio.
Adesso comprendiamo perché Gesù si presenta come assetato e poi non parla più della sua sete ma di quella della Samaritana. Gesù è assetato per noi, che siamo assetati di Dio e spesso non ce ne rendiamo conto e cerchiamo di estinguere questa sete ricorrendo all’acqua salata che ci propina il mondo: piacere, successo, possesso e potere. La donna aveva cercato nel corso della sua vita di appagare la sete di Dio moltiplicando i mariti. Ne aveva avuti cinque e l’ultimo non è nemmeno suo marito. Si era data ai piaceri, pensando di trovare felicità. L’acqua del mondo disseta solo per un momento e lascia poi più assetati di prima.
Gesù dunque è assetato non per se stesso ma per noi e manifesta questa sete ancora una volta prima di morire sulla croce: Ho sete. Adesso sappiamo di cosa ha sete Gesù, di donarci se stesso, di donarci lo Spirito Santo, di donarci il Padre. Dio si presenta a noi come bisognoso per avere la possibilità di donarci se stesso, di cui noi abbiamo assolutamente bisogno.
Per comprendere questo che stiamo dicendo dobbiamo stare con Gesù, dobbiamo chiedergli di fermarsi con noi come fecero i Samaritani. Facendo l’esperienza di Gesù comprendiamo che questi è veramente il salvatore del mondo.
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5 marzo 2023 – II domenica di quaresima A
Liturgia della Parola: 1Lettura: Gen 12,1- 4a — Salmo responsoriale: Sal 32 – 2Lettura: 2 Tim 1,8b – 10— Vangelo: Mt 17,1-9.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Parola del Signore.
Omelia
Nella trasfigurazione Gesù manifesta ai suoi discepoli la sua gloria divina di Figlio di Dio. Gesù non è soltanto uomo, è anche Dio insieme al Padre. La sua natura divina è nascosta nella sua umanità in tutto simile alla nostra. Certo, Gesù colpisce per la sapienza e per i miracoli che compie, che in qualche modo lasciano intravvedere la natura divina nascosta in lui. Ma cessati i discorsi e finiti i miracoli, Gesù appare un uomo come gli altri. Nella trasfigurazione Gesù manifesta la sua natura divina. La manifesta attraverso la sua corporeità, che irradia luce come un sole: Il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Spesso nelle Scrittura Dio viene pensato come un sole che dà vita con la sua luce. Nella formula di benedizione riportata nel libro dei Numeri si dice: Il Signore faccia splendere il suo volto per di te e ti faccia grazia. E nel salmo 36 si dice: É in te la sorgente della vita, nella tua luce vediamo la luce. Nella trasfigurazione Gesù manifesta la sua gloria divina, che un giorno vedranno tutti, quando egli verrà alla fine del mondo per giudicare i vivi e i morti. In quel giorno tutti noi che abbiamo creduto in Gesù, saremo come lui, glorificati anche nella nostra corporeità. Quindi Gesù mostra non solo la sua gloria divina di risorto ma anche la nostra condizione definitiva di risorti con lui. Ecco perché i discepoli vorrebbero fermarsi lì, perché pregustano la felicità del paradiso: Signore, è bello per noi essere qui! Ma per arrivare a questa meta, bisogna passare attraverso la croce.
Alcuni giorni prima Gesù aveva dato ai discepoli il primo annuncio della sua croce. I discepoli non l’avevano presa bene, perché ragionavano secondo gli uomini e non secondo Dio. Gesù con la trasfigurazione vuole far capire ai discepoli che l’ultima parola non è della croce ma della gloria della risurrezione. La croce rimane la via obbligata che ha percorso Gesù e che noi siamo chiamati a percorrere dietro a lui. La croce si manifesta tutte le volte che l’amore di Dio e l’amore del prossimo diventano per noi un sacrificio. Gesù sapeva che andando a Gerusalemme sarebbe stato arrestato e crocifisso. Gesù era libero di sottrarsi alla croce. Ma non lo ha fatto perché sapeva che dalla sua morte di croce sarebbe scaturita la nostra salvezza. Dal suo atto di amore fino al sacrificio della vita è scaturita come da una sorgente la nostra salvezza. La croce dunque è importante non per la sofferenza ma per l’amore di Gesù, che è perfetto perché sofferto. Quindi noi siamo chiamati a seguire Gesù sulla via della croce ovvero dell’amore perfetto. Facendo questo noi ci avviamo verso la salvezza. Lo fa capire Gesù quando dice: Chi perderà la sua vita per causa mia la salverà. Se l’umanità fosse rimasta come l’ha creata Dio all’inizio, nessuno di noi incontrerebbe mai la croce. Ma poiché l’umanità è stata guastata dal peccato, sorgono tante situazioni in cui amare Dio e il prossimo comporta la croce. Chi si sottrae alla croce, manca di amore e si priva della salvezza. Gesù fa capire questo quando dice: Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà.
Quando incominciamo a seguire il Signore Gesù, normalmente egli ci fa fare tante esperienze di trasfigurazione, in cui come Pietro possiamo affermare che è bello stare con lui. Ci fa sperimentare il suo amore nel sacramento del perdono, esaudendo le nostre richieste e donandoci tante consolazioni interiori. Ci apre gli occhi sui doni che ci ha fatto per la nostra vita, che altrimenti non avremmo saputo riconoscere. In queste situazioni per noi diventa facile e piacevole amare Dio e il prossimo. Con queste esperienze di trasfigurazione, Gesù vuole prepararci ad accettare la croce, quando amare Dio e il prossimo diventerà pesante. Allora il ricordo delle trasfigurazioni dovrà darci forza perché non ci perdiamo d’animo, non molliamo il cammino di fede e non gettiamo la croce a nostra rovina, ma rafforzati dall’amore di Gesù proseguiamo sino alla meta.
L’apostolo Paolo ha compreso tutto questo e non si sottrae alla croce che gli deriva dall’annuncio del vangelo. A causa del vangelo si trova in prigione, ma non desiste, perché l’amore di Dio e del prossimo lo esigono. Non pensa a se stesso ma alla salvezza delle anime che scaturisce dall’annuncio del vangelo. Temendo che il discepolo Timoteo per paura di subire la stessa sorte trascurasse l’annuncio del vangelo, gli scrive una lettera e lo esorta: Figlio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.
La forza di Dio di cui parla Paolo è l’amore di Dio che egli riversa nei nostri cuori mediante il dono dello Spirito Santo. E’ come una trasfusione dell’amore di Dio in noi, quell’amore che riempie la terra, come diceva il salmo, perché tutto ciò che esiste è frutto dell’amore di Dio, e che si è rivelato sommamente in Gesù Cristo crocifisso. Noi abbiamo bisogno di ricevere e sperimentare in continuazione l’amore di Dio per riuscire ad amare come Gesù ci ha insegnato soprattutto quando amare costa.
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26 febbraio 2023 – I Domenica di quaresima A
Liturgia della Parola: 1Lettura: Gen 2,7-9; 3,1-7 — Salmo responsoriale: Sal 116 – 2Lettura: Rm 5,12-19 — Vangelo: Mt 4,1-11.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Parola del Signore.
Omelia
Dio Padre ha mandato Gesù sulla terra a condividere la nostra condizione umana in tutto, eccetto il peccato. Lo Spirito Santo conduce Gesù nel deserto per essere tentato dal diavolo. Gesù si sottopone alle tentazioni del diavolo per insegnarci a vincerle. Il diavolo tenta Gesù facendo leva su tre punti deboli della nostra natura umana: la sensibilità al piacere, al successo e al potere o possesso delle cose. Il piacere, il successo e il potere, non sono in se stessi negativi. Ma lo diventano se noi li ricerchiamo in contrasto con la volontà di Dio. Il demonio ci tenta proprio in questo, spingendoci a ricercare il piacere, il successo e il potere in contrasto con la volontà di Dio.
Abbiamo ascoltato che Gesù dopo aver digiunato 40 giorni sente fame. Gli si avvicina il diavolo e gli suggerisce di procurarsi il cibo con un miracolo. Nella sua missione Gesù ha fatto tanti miracoli, ma mai per se stesso, sempre per venire incontro alle necessità del prossimo. Non ha usato il suo potere divino per se stesso, perché ha voluto condividere la nostra vita, ha voluto vivere una vita come la nostra. Anche perché con la sua vita Gesù deve lasciarci un esempio da imitare. Se Gesù per risolvere le difficoltà che gli si presentavano avesse usato il suo potere divino, non avrebbe avuto una vita come la nostra e noi non avremmo potuto imitarlo. Dio Padre ha mandato Gesù sulla terra, affinché condividesse la nostra vita in tutto. Il demonio dunque con il suo suggerimento vuole spingere Gesù a disobbedire a Dio. Gesù risponde: Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Gesù risponde dicendo che l’uomo non vive solo di pane, l’uomo non è solo corpo, non è solo stomaco, l’uomo è molto di più. Il pane è necessario per sostenere il corpo. Se non mangiamo moriamo. Tuttavia pur mangiando, un giorno moriremo comunque. Questo ci fa capire che la vita non dipende solo dal cibo, ma, come dice Gesù, di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Per la nostra vita la parola di Dio è più necessaria del cibo, perché la parola di Dio ci rende partecipi della sua stessa vita, la vita eterna.
Ogni uomo in questo mondo vorrebbe sentirsi realizzato. Nessuno vorrebbe sentirsi fallito. Quindi ricercare il successo nella vita non è sbagliato. Ma in che modo possiamo dire che la nostra vita è riuscita, ha avuto successo? Quando si realizza il progetto che Dio ha fatto per noi. La vera realizzazione per noi consiste nel complimento della volontà di Dio. Qual è il progetto che Dio ha fatto per Gesù? Gesù deve manifestare l’amore di Dio e togliere i peccati del mondo. Questo avverrà quando Gesù morirà sulla croce. La morte di croce è il vero successo di Gesù, il quale dirà: Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me. Il demonio invece suggerisce a Gesù una via più facile e più breve. Gli suggerisce di compiere un gesto spettacolare e pericoloso. Di buttarsi dall’alto del tempio di Gerusalemme. Non avrebbe patito alcun male, perché Dio lo avrebbe protetto, e tutti, vedendo il prodigio, avrebbero creduto in lui. Ma non è questo il progetto che Dio ha fatto per Gesù. Inoltre mettendosi in difficoltà, Gesù costringerebbe il Padre ad intervenire per aiutarlo. Tutto il suggerimento del demonio mira a provocare sfiducia in Dio, come se con il suo progetto egli non volesse il meglio per noi. E poi metterci in difficoltà, per vedere se Dio interviene ad aiutarci, significa dubitare di lui. Gesù perciò risponde: Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo.
Infine il rapporto con le cose del mondo e con il potere. Ognuno di noi esercita in qualche modo potere sulle cose che possiede. Abbiamo una casa, una macchina, e tante altre cose. Non c’è nulla di male. Il male nasce se noi pensiamo che la nostra vita dipende da quello che possediamo. Il diavolo promette a Gesù di donargli il potere su tutti i regni della terra con tutte le ricchezze annesse, a patto che si prostri dinanzi a lui. La richiesta del diavolo è sfacciata e irricevibile, ma serve a farci comprendere che tutte le volte che leghiamo il cuore alle ricchezze e ai beni di questo mondo, facendone degli idoli, senza saperlo stiamo rendendo culto al diavolo. Gesù risponde ribadendo il primato di Dio: Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto.
Il diavolo dunque, facendo leva sul piacere, sul successo e sul possesso delle cose, ci spinge a disobbedire a Dio, a mancargli di fiducia, a metterlo da parte sostituendolo con gli idoli. Gesù ci insegna a ribattere alle tentazioni riconoscendo che l’obbedienza alla parola di Dio è per noi vitale più del pane, che dobbiamo avere fiducia in lui, che solo a lui spetta l’adorazione, il primato nella nostra vita.
Dobbiamo sapere che il diavolo quando ci tenta non ci mette mai la faccia, lo fa sempre nascondendosi. Ci tenta a partire dai pensieri cattivi. Dal racconto delle tentazioni di Gesù impariamo a riconoscere come ci tenta, e impariamo anche come possiamo vincerlo. Gesù è stato 40 giorni nel deserto digiunando. Il digiuno è una pratica penitenziale che serve a mortificare le cattive inclinazioni e a rafforzare il self control. Ma non c’è solo il digiuno dal cibo, si può fare anche il digiuno degli occhi, della lingua. Dobbiamo fare qualche cosa contro le nostre cattive inclinazioni e cattive abitudini, perché se non le combattiamo, il diavolo avrà gioco facile a farci cadere. Tra tutte le cattive abitudini, ce n’è una che è endemica, e si manifesta soprattutto quando dobbiamo adempiere i doveri religiosi, la preghiera, la partecipazione alla messa, agli incontri parrocchiali e via dicendo. E’ la pigrizia. Abbiamo ascoltato che Gesù risponde alle tentazioni citando la Bibbia, precisamente il libro del Deuteronomio. Ecco un altro esercizio da fare, la meditazione della parola di Dio. Gli evangelisti ci dicono che spesso Gesù si ritirava in luoghi deserti e là pregava. Sicuramente in questi 40 giorno, Gesù oltre al digiuno e alla meditazione della parola di Dio avrà anche pregato. Nel tempo di quaresima che si apre davanti a noi dobbiamo fare questi esercizi spirituali, per diventare più forti e vincere nella lotta contro lo spirito del male. Il demonio è invidioso della nostra amicizia con Dio e fa di tutto per distaccarci da lui.
Abbiamo ascoltato nella prima lettura, che Adamo ed Eva, dimenticandosi di tutti i benefici ricevuti da Dio, seguono il suggerimento del diavolo. Si comportano da stolti e da ingrati. E’ come se un estraneo si presentasse a noi e ci dicesse che i nostri genitori non ciò vogliono bene e con quello che ci dicono vogliono calpestare la nostra libertà. E noi invece di fidarci dei nostri genitori, ci fidiamo dell’estraneo e facciamo quello che ci suggerisce. Dio è nostro Padre, non c’è nessun altro che ci ami come lui. Adamo ed Eva seguono il suggerimento del diavolo e non solo non diventano come Dio ma perdono anche quello che avevano. Si accorsero di essere nudi, provano vergogna, perché hanno perso l’armonia interiore. Il distacco da Dio ci fa perdere la serenità e la pace. Gesù al contrario che rimane saldo nella fiducia in Dio, vive in armonia con se stesso e con tutte le creature: gli angeli lo servivano.