Meditazione della Domenica delle Palme 2023

2 aprile  2023 – Domenica delle Palme: Passione del Signore

Liturgia della Parola: 1Lettura: Is 50,4-7 — Salmo responsoriale: Sal 46 – 2Lettura: Fil 2,6-9 — Vangelo: Mt 26,14 – 27,66.

Omelia
Abbiamo ascoltato il racconto della sofferenza di Gesù Cristo. Perché Gesù ha sofferto? Perché noi ci lasciamo vincere dal male e diventiamo cattivi. L’evangelista ha detto che Pilato sapeva bene che gli avevano consegnato Gesù per invidia. I nemici di Gesù, i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo, le guide religiose, sono invidiosi di Gesù, perché la gente pendeva dalle sue labbra. Durante il processo davanti al sinedrio, l’evangelista annota che i nemici cercavano una falsa testimonianza. Quindi agiscono in mala fede. Sanno bene che Gesù è innocente, tuttavia vogliono condannarlo dando una parvenza di legalità al loro processo ingiusto. I falsi testimoni che si presentano sono persone che non si fanno scrupolo del male che fanno ad un innocente. Abbiamo ascoltato che Giuda va dai nemici di Gesù dicendo loro: Quanto volete darmi perché io ve lo consegni? Giuda agisce per bramosia di denaro. La folla sobillata dai capi religiosi senza farsi tante domande chiede la liberazione di un brigante e la condanna di un innocente. A tutti costoro si aggiungono i discepoli di Gesù che lo fanno soffrire quando al momento dell’arresto lo abbandonano e fuggono via. Lo fa soffrire soprattutto Pietro che dirà per tre volte di non conoscerlo. Gesù ha sofferto dunque perché nel mondo c’è il peccato, l’invidia, l’odio, la calunnia, l’avarizia, e via dicendo. E’ lo stesso peccato che forse qualche volta ha fatto soffrire noi e con cui anche noi commettendolo abbiamo fatto soffrire il prossimo. Gesù è morto per i nostri peccati, perché ogni qualvolta abbiamo commesso un peccato ci siamo resi complici di quelli che hanno fatto soffrire Gesù. Anche se non eravamo fisicamente lì al processo e non abbiamo chiesto la condanna a morte di Gesù, né abbiamo infierito su di lui insieme ai soldati, con i peccati abbiamo provocato la sofferenza e la morte di Gesù.

Nel film sulla passione di Gesù The Passion, il regista Mel Gibson, interviene una sola volta nel film come attore, quando viene battuto il primo chiodo nella mano di Gesù. La mano che nel film si vede battere con il martello il primo chiodo è quella del regista. Con questo il regista ha voluto dire che con i suoi peccati ha inchiodato Gesù Cristo alla croce.

Gesù sapeva bene quello che lo attendeva a Gerusalemme, sapeva che lo avrebbero arrestato, condannato e crocifisso. Poteva sottrarsi alla sofferenza e alla morte. Invece si è recato volontariamente incontro alla sofferenza e alla morte, per fare la volontà del Padre contenuta nelle Scritture. E qual è la volontà del Padre? Che il Figlio debba condividere la nostra condizione umana. E siccome la nostra condizione prevede la sofferenza e la morte, Gesù non deve tirarsi indietro. Infatti dalla sofferenza e dalla morte del Figlio Dio farà scaturire la nostra salvezza. Gesù dunque si reca incontro alla morte per obbedire al Padre e per ottenere la nostra salvezza. Non ha pensato a se stesso ma a noi. In Gesù Cristo crocifisso noi vediamo la serietà e la bruttezza dei nostri peccati. Il peccato ha provocato la sofferenza e la morte di Gesù. Ma vediamo anche l’amore di Dio, che ha preso su di se i nostri peccati e li ha espiati, per donarci la salvezza.

Ora che sappiamo tutto questo che cosa dobbiamo fare?

Dobbiamo convertirci. L’amore di Dio in Gesù Cristo crocifisso è un appello alla nostra conversione non una possibilità per peccare di più. Se lo prendessimo come libertà di peccare di più sarebbe come se dicessimo: Mamma mi vuole bene e io la faccio soffrire. Nessuno tra di noi avrebbe questa insensibilità. Quando noi pecchiamo, facciamo soffrire Dio, perché facciamo soffrire Gesù Cristo, suo Figlio. Certo, Dio continua ad amarci, ma vivendo nel peccato ci chiudiamo al suo amore, e non riusciamo a farne esperienza. Inizia oggi la settimana santa che culmina nel triduo pasquale in cui commemoriamo la passione, morte e risurrezione di Gesù, convertiamoci al Signore con tutto il cuore. La conversione sincera approda al sacramento del perdono, dove compiamo un grande atto di umiltà contro la nostra superbia e svuotiamo la nostra coscienza dai peccati, per accogliere in noi il perdono e la pace di Dio.