Meditazione della Domenica delle Palme 2024

24 marzo 2024 – Domenica delle Palme – Passione del Signore

Liturgia della Parola: 1Lettura: Is 50,4-7 — Salmo responsoriale: Sal 21 – 2Lettura: Fil 2,6-11 — Vangelo: Mc 14,1-15,47. 

Omelia

Abbiamo ascoltato il racconto della passione di nostro Signore Gesù Cristo. Gesù Cristo ha sofferto per noi. Come diceva il versetto prima del vangelo: per noi si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Ha sofferto per espiare i nostri peccati. I nostri peccati non sono come una macchia su un vetro o una superficie che si toglie con una spugna, ma come la spazzatura che deve essere smaltita. Gesù Cristo con la sua sofferenza e la sua morte ha smaltito i nostri peccati. Ascoltando le sofferenze di Gesù Cristo nel racconto della passione ci rendiamo conto della serietà dei nostri peccati. La sofferenza di Gesù non è stata lunga come tempo ma infinitamente intensa, perché appunto espiava i peccati di tutti gli uomini. Solo alcuni mistici che hanno avuto delle rivelazioni private da Gesù hanno potuto sondare la profondità della sua sofferenza.

Nella passione Gesù ci insegna con il suo comportamento come dobbiamo rapportarci con Dio. Vediamo che Gesù è obbediente al Padre e confida in lui. Questo non significa che è stato facile per lui obbedire e confidare nel Padre. Ci sono almeno due momenti della passione in cui emerge la difficoltà di Gesù ad obbedire e confidare nel Padre. Il primo momento è nell’orto degli ulivi, nel Getsemani, il secondo momento poco prima della morte. Nell’orto degli ulivi Gesù, pensando a quello che sta per abbattersi su di lui, prova paura e angoscia. Questo momento viene definito l’agonia di Gesù. La parola agonia significa combattimento: la volontà umana di Gesù combatte con la volontà divina. Gesù chiede al Padre di esentarlo dal calice della passione. Tuttavia aggiunge, non come voglio io ma come vuoi tu. Non si incaponisce nella sua richiesta, ma si rimette alla volontà del Padre. L’altro momento è sulla croce poco prima di morire. Gesù grida: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Queste parole che Gesù dice non sono sue ma sono l’inizio del salmo 21. Colui che parla nel salmo esprime quello che sente. Si sente abbandonato da Dio. Ma poi riflettendo comprende che Dio non lo ha abbandonato e perciò gli chiede aiuto ed è certo che Dio lo libererà, e così potrà lodarlo in mezzo all’assemblea riunita nel tempio per il culto. Gesù probabilmente ha recitato sulla croce l’intero salmo e così ci fa conoscere il suo stato d’animo. Come l’uomo del salmo si sente abbandonato dal Padre, questa è la sua sensazione, ma con l’intelligenza sa bene che il Padre non lo ha abbandonato e interverrà a liberarlo. Difatti come ci dice l’apostolo nella seconda lettura, Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sottoterra, e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore. Dio ha costituito Signore, cioè partecipe della natura divina, l’uomo che il Figlio ha assunto. In Gesù Cristo risorto e asceso al cielo l’uomo è diventato come Dio. Noi potremo condividere la sorte di Gesù e diventare anche noi come Dio, seguendo il suo esempio di obbedienza e di fiducia in Dio. Vi ricordate il racconto del peccato originale? Il serpente suggerisce alla donna e all’uomo di disobbedire al comando di Dio, perché facendo così sarebbero diventati come Dio. Il serpente nel suo suggerimento lasciava intendere che Dio con il suo comandamento era geloso della libertà degli uomini. Gli uomini contemporanei stanno seguendo questa via, e perciò mettono da parte Dio e cercano la libertà trasgredendo i suoi comandamenti. Ma questa non è la via che conduce alla realizzazione dell’uomo ma al suo fallimento e alla sua rovina. Gesù invece nella passione ci insegna la via per cui possiamo realizzarci, obbedire e avere fiducia in Dio. Perciò chiediamo qualsiasi cosa a Dio, ma senza incaponirci nelle nostre richieste, perché potrebbe non giovarci quello che desideriamo. Gesù, in un’altra occasione, parlando della preghiera, ci esorta a chiedere, cercare, bussare, assicurandoci che Dio ci esaudirà. E dice ancora: Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Ebbene può succedere che a noi quello che chiediamo sembra bene, ma non lo è veramente, perché a noi sfuggono tante cose. Per noi per esempio il massimo bene è la salute e il prolungamento della vita sulla terra. Ma questi beni potrebbero rivelarsi pericolosi. Infatti il prolungamento della nostra permanenza sulla terra potrebbe portarci ad allontanarci da Dio, a perdere la fede, a seguire la via del male e morire da impenitenti, perdendo così la vita eterna. Dio che conosce ogni cosa, vede che quello che chiediamo è una pietra e uno scorpione, e non ci esaudisce. Chiediamo pure di tutto a Dio. Gesù ci ha insegnato nel Padre nostro a chiedere: Liberaci dal male, ma prima ci ha insegnato a chiedere: Sia fatta la tua volontà.